mercoledì 27 agosto 2014

Un giorno

Un giorno abbiamo corso per ore e ore sotto il sole e ci siamo persi e poi ritrovati. 
Un giorno, sulla linea dell'argine di un fiume, abbiamo visto spuntare campanili alti e a volte storti. 
Un giorno, sudando, abbiamo cercato dell'acqua e una vecchia contadina ce l'ha offerta
e questo è successo ancora e ancora.
Un giorno abbiamo bucato mille volte e il giorno dopo di nuovo e il giorno prima pure, 
sempre la stessa bici e sempre la stessa ruota.
Un giorno abbiamo visto un fiume dritto dritto e ci hanno spiegato che una volta era storto 
e che l'uomo lo ha raddrizzato. 
Un giorno un vicesindaco vestito da giullare ha recitato una poesia composta in nostro onore 
e i tamburi hanno rullato per noi, ed era a Pettorazza.
Un giorno siamo partiti da un paese piccolo piccolo ma eravamo tanti tanti e c'era chi correva, chi pedalava e chi camminava e tutti insieme cantavamo e dicevamo quanto era bello stare lì in bilico sull'argine dell'Adige.
Un giorno, arrivando a Chioggia, dopo centinaia di kilometri di terra, salendo appena un po' su un ponticello abbiamo visto il mare e abbiamo gridato forte come bambini, come a vederlo per la prima volta ed è stato un po' come Colombo quando ha visto l'America, ma lì era al contrario, lui era nel mare.
Un giorno ovunque c'era sabbia ed eravamo in spiaggia finalmente dopo settimane 
e ridevamo brindando con innumerevoli spritz.
E poi in acqua a cantare e con la testa giù come fosse stata acqua salata benedetta e poi subito fuori perchè in fondo siamo gente di montagna.
E poi, dopo qualche ora, è venuto il giorno dopo, il grande giorno.
E quel giorno abbiamo corso in tanti, praticamente tutti. 
Sono arrivati anche da lontano e tanti hanno guidato tutta la notte per non perdersela 
e chi dall'Est e chi dall'Ovest. 
Quel giorno abbiamo preso mille traghetti che sembrava la storia della capra, del lupo e del cavolo. 
Beh, un po' del cavolo questa storia lo è, a vederla proprio tutta.
I traghetti partivano e noi eravamo un po' di qua e un po' di là, ma noi non siamo partiti 
finchè non c'eravamo tutti perché, come dice Renato, bisogna 'tornare indietro e stare in gruppo' sempre 
e questo è il nostro motto.
E quindi quel giorno ci siamo aspettati tutti e già questo fa piangere le mille lacrime dello stare insieme.
Quel giorno infine il cielo era plumbeo e abbiamo attraversato Pellestrina, il mondo magico, e il Lido che alla fine ci ha fatto vedere da lontano San Marco, il nostro ultimo campanile.
E così siamo sbarcati quel giorno, urlando e correndo dall'Arsenale alla piazza delle piazze e tutti ci guardavano e i giapponesi ci fotografavano che sembravano essere arrivati lì per noi 
e secondo noi lo erano proprio.
E così un giorno siamo arrivati in quella piazza e lacrime e abbracci e baci e foto e foto e vento e pioggia e danza nella pioggia a torso nudo come pellerossa, come Livingstone alle sorgenti del Nilo e quella pioggia era come fare la doccia alla fine di una lunga corsa. La doccia delle docce, la corsa delle corse.
E tutti quel giorno erano lì con noi: i turisti, i colombi, chi era lì, chi era stato a casa, tutti i 'mi piace' e i 'condividi', tutti quelli che ci avevano accompagnato, tutti quelli che ci avevano accolto e quelli che ci avevano dato acqua e anche il beagle trovato per strada tra Castelmassa e Lendinara.

Questo è successo.
Un giorno ci siamo alzati, siamo usciti di casa e abbiamo corso fino a Venezia, 
da piazza Castello...

 a piazza San Marco...





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